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I Petali e i Giorni

So che hai intravisto l’eternità.
Me lo dicono i tuoi occhi.
Nora Bonora


I saperi biografici sono spesso celati nelle connessioni fra i frammenti, nella rete che unisce e spiega il tutto, nella comprensione e nell’accettazione più ampia del nostro disegno, nel vedere e rivedere la direzione del nostro viaggio con uno sguardo verso il passato che ci insegna, il presente che ci impegna e il futuro che ci chiama.
E’ proprio dall’imparare vivendo che nascono le parole de “I petali e i giorni”, pagine che trasudano l’urgenza della scrittrice di narrare e narrarsi l’ultimo tratto del suo cammino con la madre morente.
La morte rappresenta solo uno dei dettagli del racconto, quasi sfumato perché immerso in un oceano di tenera e cruda umanità, di dolorosa fragilità e di inevitabile solitudine che guarda alla speranza.
Da parole che prendono origine da un’intimità molto personale, le pagine diventano via via un racconto universale della ricerca di senso, della fragilità condivisa, della necessità di rendere onore alla vita proprio mentre si va concludendo. Questa figlia non accompagna la madre a morire: ascoltiamo una donna che accanto alla propria madre impara da lei e dalla vita la sacralità dei gesti e dei silenzi, nuove possibilità di bellezza, nuove ripartenze nella dissolvenza.