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Articolo

La tendenza attualizzante come emozione nostalgica
Nora Bonora

Le emozioni possiedono una carica di potenziale che, oltre a mettere in moto comportamenti e atteggiamenti, colorano e danno originalità e creatività al nostro modo di essere e di vivere.
A seconda del concetto di sé, esse verranno simbolizzate, negate o distorte e viceversa ognuno di questi processi produrrà una nuova immagine di sé.
Esse sono la prima risposta valutativa dell’organismo all’ambiente, ed è in base ad un meccanismo interno di valutazione organismica che l’individuo avrà la possibilità di attualizzazione o meno.

Esse sono potenti e fragili contempo-raneamente e comunque in ambedue i casi portatrici di conoscenza.
La nostra conoscenza passa per la ragione e il pensiero astratto e logico, che è però senza colore e senza, o con scarsa capacità di spinta al cambiamento e oltremodo passa attraverso il vissuto emozionale, il quale dà il senso e la misura degli avvenimenti e porta con sé un grande potere di trasformazione, possibilità e spinta al contatto con gli altri e con il mondo.
E’ connotazione delle emozioni proprio il movimento, la spinta ad uscire dal proprio confine per entrare in contatto, in relazione, in risonanza con il mondo degli altri e delle cose e in un sempre nuovo contatto con sé.
Esse sono fonte di conoscenza del proprio mondo e di quello degli altri, del proprio modo di relazionarci , di vivere e dare senso agli accadimenti e alle esperienze.
Ci sono emozioni che esauriscono in sé lo slancio vitale e che  dunque hanno minor slancio verso gli altri (sentimenti) ed altre potenti e propulsive nella loro intenzionalità relazionale e conoscitiva.
La conoscenza emozionale o intuitiva permette di sondare le profondità dell’anima, anche se, contrariamente alla forza, direzione e lucidità di un pensiero razionale, essa assomiglia più “ a vascelli liberi e temerari che sfidano i mari tempestosi , ma anche l’inerzia delle paludi opache e immobili” (Borgna: l’arcipelago delle emozioni)
Nessuna conoscenza è piena e totale, o meglio non e com-prensione se non include gli aspetti logico razionali e la premessa al loro utilizzo che è la tensione emozionale.
Emozioni e pensiero sono dunque due modi di conoscere e di essere:
le emozioni sono movimenti, forze propulsive, conoscenze e linguaggi di una soggettività vissuta, sono luogo vivente e animato, il pensiero è conoscenza di una oggettività percepita, è un luogo-idea astratta, inanimata. Esperienza e conoscenza diventano in Rogers due termini inscindibilmente legati.
Fra queste due specificità umane esiste infatti un interscambio, una correlazione, come se l’una vivificasse e dinamizzasse l’altra permettendole di penetrare e definire con limpidezza e contemporaneamente conquistare nuovi orizzonti di sapere e conoscenza/comprensione.
Se questo intreccio e gioco  dinamico si interrompe, si confonde , si offusca, ne consegue la perdita di un sano equilibrio, di una partecipazione piena alla vita e a se stessi fino alla malattia che è estraniazione di sè a sé e che “è sempre prima malattia della vita emozionale e solo secondariamente del pensiero anche nell’esperienza psicotica” (Borgna: Arcipelago…).
“L’uomo dissociato è descritto nel modo migliore come l’uomo che si comporta a livello cosciente secondo le indicazioni fornite da astrazioni e costrutti rigidi, e a livello inconscio secondo la spinta della tendenza attualizzante”. (Rogers: la terapia centrata sul cliente)

La comprensione di sé non è dunque giustapposizione di significati intellettuali ai vissuti, ma costruzione e attribuzione di significati che danno voce all’esperienza.
“Io ho descritto il funzionamento dell’individuo psicologicamente maturo simile per molti aspetti a quello del bambino, diverso solamente per la maggior ampiezza ed il respiro più vasto del processo di esperienza e per il fatto che, il soggetto maturo si fida e utilizza la saggezza del proprio organismo, come il bambino, ma è capace di farlo in piena coscienza” (Rogers op. citata)
E, questa saggezza, si riferisce all’energia motivazionale della Tendenza attualizzante, che orienta “l’organismo umano verso la propria conservazione e il proprio miglioramento”, mentre il farlo in piena coscienza riguarda la capacità di mantenersi in un “contatto continuo e fiducioso” con la T.A
Nel processo di comprensione di sé e in specifico nel processo di cambiamento terapeutico, Rogers sottolinea come sia l’empatia “una delle forze più potenti che io conosca per il cambiamento”, a significare che, la capacità del terapeuta di essere empatico, produce conoscenza nel cliente, poiché gli permette di esistere “ cioè di esprimere ed esteriorizzare nel rapporto il suo mondo soggettivo” (Vaccari)

La Tendenza attualizzante come nostalgia di sè
Il termine nostalgia è stato coniato per far entrare un sentimento particolare (desiderium patriae) nel vocabolario della nomenclatura medica, ma questo termine ebbe tale fortuna nell’uso comune da perdere la sua connotazione d’origine.( Jean Strabinski)
Il termine dice esattamente di che cosa è il male: è il male del paese…e in questa precisa definizione sembra di conoscere la causa precisa della malattia. Così , se è vero, per ogni malattia,
che la guarigione consiste nell’eliminare la causa, per quanto riguarda la nostalgia, il rimpatrio deve essere  la cura. Ma ciò non si dimostra assolutamente vero; la coscienza nostalgica è coscienza di un contrasto tra passato e presente, tra presente e futuro…l’esule ha vita doppia, è contemporaneamente qui e lì e né qui né lì.( V.Jankclevitch)
Ogni azione, ogni ostacolo superato per ritornare, ogni accorciamento di distanza, avvicina sempre più il nostalgico alla sua terra, ottenendo soddisfazione piena e, contemporaneamente, il rimpatriato non trova nella sua patria ciò che cerca, non riconosce il suo luogo, rivelando che la causa non è esattamente lì, è sempre in un altrove che potrà esaurirsi in un approdo ad una terra interiore/originaria. Ulisse, l’eroe del ritorno non smette di ritornare.
Se guardiamo ai grandi miti dell’umanità, noi troviamo questo richiamo alla terra d’origine come luogo da cui partire, carichi delle proprie potenzialità, per andare verso una terra originaria in cui esse troveranno compimento, dopo aver percorso  un viaggio che si sia aperto al loro utilizzo , ampliamento, arricchimento.
Dall’infanzia nella terra dei padri, alla maturità nella propria terra interiore. Nel mito biblico, il racconto più conosciuto è forse quella di Abramo al quale Dio dice: esci dalla tua terra  e va verso la terra che io ti indicherò…Nella tradizione ebraica la terra d’origine è in stretta connessione con il compito di vita, con l’energia di partenza , con il divenire dell’uomo, e le conquiste di terre successive sono, come i campi di cinabro della tradizione taoista, luoghi di conquista e mutazione non di approdo, conquiste di tenebre portate alla luce, di umido trasformato in secco o , si può dire, di inconscio portato a coscienza, di nuove conoscenze che, mentre aprono squarci di consapevolezza vissuta, forniscono energia e direzione per ulteriori ampliamenti di coscienza.
Nostalgia è dunque desiderio intenso di luoghi o situazioni o tempi a cui si vorrebbe tornare quali luoghi che ci appartengono. Non sempre tali luoghi sono abitati da ricordi o presenze positive-facili, ma comunque sono luoghi abitati dalla nostra intima essenza che lì ha espresso o conosciuto parte di sè.
La nostalgia ci fa chiedere quale sia il proprio posto, non il posto ideale, ma il posto reale dove coltivare la dimensione di se stessi. In questo senso la nostalgia ci porta nella propria patria che è il luogo dove si realizza l’essere se stessi, essere padroni e sovrani della propria terra/esperienza, essere congruenti.
La nostalgia sembra invertire la causalità ideologica; non è la bellezza del posto a causare nostalgia, è la nostalgia a dare bellezza al luogo, perché quello è nostro, ci appartiene: il nostalgico non è stato questo o quello, ma è stato, ha vissuto, è esistito.
L’aggettivo mio-proprio porta con sé la duplicità della categoria di un oggetto esclusivo, di una chiusura e attaccamento e quindi con valore di merce di scambio e, contemporaneamente, di una categoria invece che vivifica l’oggetto in quanto esperienza qualitativamente propria ed irripetibile, un oggetto “affettivizzato” che, mentre la coscienza fa proprio, lo sottrae alla forma di merce (niente può pagarlo-sostituirlo).
La nostalgia è un’esperienza che si avvicina alle aree della malinconia , della tristezza e della depressione ed in questo caso si connota come “malattia”, condizione clinica, ma è pure uno stato d’animo che ci appartiene in quanto esseri umani: “essere nati significa essere gettati in grembo alla nostalgia…dal grembo materno…nei giorni che stanno prima dei nostri giorni.” (R.Mantegazza)
Può vivere la nostalgia chi ha radici, chi in ogni situazione vive e non sopravvive, chi sa ottenere il meglio da ogni situazione.
La nostalgia riguarda e dà significato e spessore di desiderio a ciò che è intimamente in un tempo “atemporale”. Ciò che è, ruota attorno al concetto di sé, centro e fulcro di identità che determina la modificazione del campo fenomenico.
Il concetto di sé, che ha profonde origini religiose, filosofiche e antropologiche, è ciò che da unità all’esperienza organismica, ciò che vaglia la coerenza dei dati esperienziali al fine di mantenere l’integrità e l’unità della struttura di personalità, e può essere assimilabile alla propria terra interiore, alla propria patria.
Il concetto di Sè che si forma nell’infanzia, attorno al bisogno di accettazione positiva incondizionata, obbedisce sia al principio olistico che a quello dinamico, ossia tende sia a mantenersi costante, coerente, unitario e, contemporaneamente, segue un continuo processo di rimodellamento.
Forse è proprio questo continuo divenire, questo essere un processo, che fa pensare alla nostalgia come ad una ricerca/desiderio di trovare, sperimentare, viaggiare, sfidare per incontrare se stessi; ed è in questo non trovare appagamento, fine, approdo definitivo ma essere sempre comunque un viaggiatore che fa sembrare che il fine non sia la terra ma il viaggio stesso, orientato,direzionato, focalizzato ma anche incantato dalle voci delle sirene. Ecco allora che inseguire il canto degli altri porta l’individuo a non essere ancorato alla propria esperienza, proiettato fuori di essa fino ad arrivare alla morte ; la nostalgia sembra essere il richiamo alle proprie radici, alla propria congruenza.
Ci si può chiedere come possa esserci direzione e desiderio se non ancorato ad una memoria, ed è memoria di una beatitudine e contemporaneamente di una perdita; “se non ci fosse un’esperienza di beatitudine dietro la nostra origine, non avremmo mai potuto pensare la beatitudine come sua fine e suo fine” (Mantegazza).
Restando entro il nostro tempo di vita, possiamo riferire l’esperienza della nascita come prototipo che contiene “il senso di perdita definitiva e tragica di un’esperienza di felicità totale, perdita che però mette in moto, nella dimensione dello stare individuale e collettivo il “nostos”, la ricerca del ritorno,” (Mantegazza), che è ritorno non ad una unità con l’altro da sè, ma, attraverso un processo di differenziazione e autonomia progressiva, è ricerca di una unità e coerenza intimi, nutriti e sostenuti dalle risorse della propria terra…. “l’individuo lontano da sè vive in uno stato costante di vulnerabilità proprio perché non può più attingere alle proprie risorse profonde”(Vaccari,1993)
Il principio dinamico della Tendenza Attualizzante motiva e dirige lo sviluppo, definendo anche il rapporto con le condizioni ambientali e relazionali che facilitano il processo, ascoltando e seguendo una gradualità di soddisfacimento di bisogni.
Secondo la scala dei bisogni di Maslow i primi 4 riguardano la riduzione di uno stato di carenza e sono determinanti per la conservazione dell’equilibrio; la 5° e 6° categoria riguarda bisogni di autorealizzazione, attuazione delle proprie facoltà, espressione di creatività ecc. e sono generatori di cambiamenti e stati di tensione.
La T.A presiede a tutte le funzioni dell’organismo sia fisiche/biologiche che esperienziali/vissute, mirando ad una maggiore integrazione , benessere, arricchimento e conservazione di ciò che si ha ed è.
Come si osserva lo sviluppo morfologico e fisiologico dell’organismo secondo le leggi della genetica, così, una simile legge governa lo sviluppo psichico, in modo che l’esperienza possa organizzarsi ed esprimersi nel senso di un comportamento sano ed efficace.
Rogers definisce la T.A come “ il costrutto motivazionale essenziale della sua teoria della personalità e della terapia”.
Aprire e togliere gli ostacoli al fluire della spinta della T.A., crea le condizioni perché essa lavori e porti risultati costruttivi; questo è il ruolo del terapeuta la cui parola non sia “canto di sirene”, ma presenza, in un incontro in cui, il centro di valutazione e la scelta di direzione sta nel e spetta al cliente.
La T.A.è dunque selettiva, direzionale e costruttiva, è energia motivazionale che sta alla base di ogni motivazione.
La T.A. è nostalgica perché porta continuamente alla ricerca di un ritorno a Sè, ad uno stato di pacificazione interiore che è congruenza di sè a sè; la perdita di contatto con questa forza ci rende dissociati, estranei a noi stessi, stranieri nella nostra terra . L’essere umano dovrebbe crescere e svilupparsi “in contatto continuo e fiducioso con la T.A.” che guida i suoi processi evolutivi e stimola l’uomo a diventare“ciò che veramente è”in un processo continuo: l’eroe del ritorno non smette di ritornare.

BIBLIOGRAFIA
1) Carl Rogers: La terapia centrata sul cliente; ed.Martinelli &C, Firenze, 1995
2) Carl Rogers: Un modo d’essere; ed. Mertinelli & C , Firenze, 2004
3) Eugenio Borgna: L’arcipelago delle emozioni; ed. Feltrinelli, Milano, 2001
4) Valeria Vaccari: Una teoria umanistica della personalità: la client centred therapy di Carl Rogers; dispense IACP
5) Vaccari, Zucconi: La terapia centrata sul cliente di Carl Rogers; dispense IACP
6) Antonio Prete (a cura di): Nostalgia:storia di un sentimento; ed. Cortina, Milano, 2004
7) Raffaele Mantegazza: Pedagogia della resistenza: tracce utopiche per educare a resistere; ed. Città aperta, Troina (En), 2003
8) Annick de Souzenelle: Il simbolismo del corpo umano; ed. Servitium, Bergamo, 2001
9) Annick de Souzenelle: Giobbe sulla via della luce; ed: Servitium, Bergamo, 2003
10) P. Moderato, F.Rovetto: Psicologo verso la professione; ed.McGraw-Hill, 2002
11) Darley, Glucksberg, Kinchla: Psicologia; ed: Il Mulino, 1993

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