Buon uso delle crisi
In questo libricino di poco più di cento pagine, una raccolta di conferenze, Christiane Singer ci offre uno sguardo profondo sul mistero della vita, a partire dal quale propone un atteggiamento nuovo, un modo nuovo di abitare il mondo in faccia alle crisi biografiche. Per questo motivo si inserisce a pieno titolo nel quadro del nostro modello eco-biografico.
È un orizzonte vastissimo quello che la Singer dispiega davanti a noi, nel momento in cui ci invita, in modo appassionato, a riprendere fiducia nella vita, accettandone anche le imperfezioni, i limiti e le crisi. Non si tratta semplicemente di riammettere allo sguardo la fragilità e la vulnerabilità, che si incontrano nelle crisi biografiche, ma di poterne cogliere, quando ci si sente pronti, le opportunità in esse presenti. La crisi per Singer apre una dinamica di trasformazione, per poter tornare a diventare vivi, è addirittura l’unico modo per riconsegnarci a noi stessi, oltre ogni maschera, fuori dalla trappola in cui viviamo rinchiusi separati da noi stessi: “Nel corso della vita ho raggiunto la certezza che le catastrofi servono ad evitarci il peggio. E il peggio, come potrei spiegare che cos'è il peggio? Il peggio è proprio aver trascorso la vita senza naufragi, essere rimasti alla superficie delle cose, avervi danzato al ballo delle ombre, […] non essere mai stato scaraventato in un'altra dimensione”. È una danza delicata e appassionata insieme, quella che ci offre la Singer, scrittrice e saggista francese, naturalizzata austriaca e dalle profonde radici familiari ebree. Spaziando tra pensiero filosofico e tradizioni religiose e sapienziali, passando per la spiritualità e la mistica, Singer sottolinea: “Quando si è cominciato a capire che la vita è un pellegrinaggio, quando a una tappa di questo pellegrinaggio ci si guarda indietro, ci si accorge che le donne e gli uomini che ci hanno fatto soffrire su questa terra sono i nostri veri maestri, e che le sofferenze, le disperazioni, le malattie, i lutti sono stati veramente le nostre sorelle e i nostri fratelli lungo la strada.” Questo libro ci offre parole delicate come gratitudine, che ha a che fare con la fiducia, nel senso di affidamento alla vita: “Non ci rende vivi la realizzazione dei nostri desideri e delle nostre attese; ci rende vivi, oltre la gioia e lo sgomento che incontriamo nella vita, la capacità di rendere grazie.” Le riflessioni della Singer contengono una potenza rivelatrice, aprono il cuore, chiamano a stare nello sguardo degli altri, quello sguardo che ci tiene insieme e che tiene insieme noi con gli altri e portano ad un inaspettato senso a liberazione.