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Andare al cuore delle parole per trovare una dimensione inedita…
1. Libertà vo’ cercando...
Poche parole si prestano ad interpretazioni, non esenti da ambiguità, come libertà. In essa viene riversato tutto l’impeto del desiderio ma, al tempo stesso, il rischio di un declino nell’onnipotenza. E’ senz’altro vero che la libertà, caratteristica dell’individuo umano, lo rende diverso dal mondo animale anche dei primati superiori perché, mentre in essi prevale la sequela istintiva della norma, nell’essere umano si presenta la possibilità della scelta, che è appunto l’esplicitazione della libertà.
Innanzi tutto, giova circoscrivere in termini psicologici il concetto di libertà: essa è una competenza (cioè una capacità predisposta nel nostro patrimonio genetico) a saper analizzare le differenti occasioni, per poi operare le scelte opportune. E’ di assoluta importanza tenere presente che la libertà - nei termini appena descritti - si esplicita, non già come concetto slegato dalla storia, bensì entro un ambiente socioculturale preciso. Possiamo dire che anche il divenire liberi è un processo, che perviene ad una sua maturità attraverso un continuo esercizio critico.
2. Liberi ma con dei se e dei ma...
La competenza all’esercizio della libertà non nasce, dunque, come una sorta di idea innata ma, in senso sia positivo che negativo, viene influenzata dall’ambiente in cui nasciamo e, in particolare, da quanti si prendono cura di noi. Naturalmente, come tutti, queste persone hanno delle idee molto complicate circa la vita, il suo significato, le strade da seguire e, certo, la testa vuota del bambino appena nato non sarebbe in grado di apprenderle, se non costruendosi un'immagine rozza di come sono i suoi genitori. Questi, però, sono due e il loro intricato sistema mentale è così diverso, che ogni giorno debbono affidare i loro tentativi di composizione al diverbio, se non addirittura alla violenza, o all'assoluto silenzio.
La mente lineare del bambino non si raccapezza in questa confusione, dunque procede ad una semplificazione: dei due genitori, ne adotta uno e cresce secondo il suo modello. Assumendo i suoi principi e i suoi valori, il bambino si sente “bravo”; quando, poi, sarà diventato adulto e il genitore sarà sparito dall'ordine dei suoi interessi, egli si sentirà addirittura “virtuoso”, nel vivere secondo quei principi e quei valori a suo tempo appresi. Questo spiega perché, quando trasgrediamo i nostri principi, non proviamo solo delusione - come quando, per esempio, non riusciamo a smettere di fumare - bensì vergogna e rimorso. Nondimeno, anche questo meccanismo contribuisce a renderci liberi dalla costrizione ad ubbidire solo ai comportamenti innati e non a quelli appresi.. Questa affermazione va intesa, comunque, in senso relativo, cioè rispetto a tutti gli altri animali; non si può dimenticare, infatti, che la nostra libertà non è assoluta, bensì relativa ad un punto di partenza, in assenza del quale la nostra mente sarebbe confinata in un deserto, senza alcuna direzione che si offra come probabile per arrivare davvero a una meta.
Oltre ai genitori, un secondo fattore che condiziona la nostra libertà sono i modelli culturali dei rispettivi gruppi di appartenenza - quindi della società - in dipendenza dalla loro forza di penetrazione, soprattutto a livello di mass-media e di altre forme di comunicazione.
In rapporto con i fattori che ho brevemente illustrato, noi procediamo nella nostra costruzione del mondo, come pure esercitiamo e portiamo a maturazione la nostra competenza ad essere liberi. E’ chiaro che le condizioni sopra descritte costituiscono dei se, nel senso di possibili condizionamenti - favorevoli o meno - al nostro diventare liberi A questo proposito, si pone tuttavia anche un ma importante: i due fattori condizionanti suddetti possono essere certamente esplicativi del nostro modo di analizzare le varie situazioni e di compiere le scelte conseguenti, però essi non sono assoluti. Rimane in noi quel fondamentale tipo di risposta, che è il sentimento di portare la responsabilità delle scelte, e forse consiste proprio in questo lo specifico umano della competenza stessa al comportamento libero.
Qui interviene un fattore decisivo: l’educazione alla libertà, che potrebbe sostenere la crescita della nostra costruzione del mondo - e per noi non si dà esistenza umana senza mondo - il compito educativo è guidare il soggetto a riconoscere il suo modo di essere nel mondo, da cui derivano le qualità ma anche gli ideali . con cui ciascuno declina il suo progetto esistenziale, cardine di riferimento per ogni scelta costruttivamente responsabile e coerente. Se p.es. l’educazione forma l’individuo a rapportarsi col mondo nell’atteggiamento di averne cura,il mondo diverrà una sorgente ricca di significati legati al progettarsi della persona, che la renderà veramente libera.
3. Libertà: un work in progress
In definitiva, si può dire che l’esercizio della libertà accompagna il processo di individuazione, allenando la persona ad analizzare con proprietà sempre maggiore le diverse opzioni, per poter scegliere infine quelle più sintoniche agli ideali che guidano la sua “filosofia di autorealizzazione”; è questo un esercizio che richiede di essere rivisitato costantemente, fino a raggiungere - e poi, mantenere - un livello consono alla condizione adulta.
Se in un primo tratto del ciclo vitale l’azione educativa è un sostegno molto forte per allenarci a divenire liberi, a partire da una fase, che è sì alquanto soggettiva ma che comunque, nella maggioranza dei casi può essere identificata con quella da giovani adulti in poi, siamo invece spontaneamente indirizzati ad una sorta di autoeducazione e di formazione permanente. In questo compito, lo strumento dell’autobiografia è veramente di grande aiuto. Esso consiste nella riflessione sistematica sullo scorrere delle nostre vicende esistenziali nella loro complessità e nell’imparare a far emergere il nostro nucleo autentico d’identità, per essere in grado di compiere scelte coerenti e costruttive.
4. Tempo e libertà: l’autobiografia
Ovviamente, la storia del nostro essere liberi si svolge nel tempo e la nostra capacità di raccontarla, innanzi tutto a noi stessi, aiuta a vivere con pregnanza e pienezza la vita. Come ho detto sopra, a partire da un momento variabile della nostra esistenza l’apporto ed il sostegno delle fonti di educazione si affievolisce; proprio a questo punto, la tecnica dell’autobiografia si rivela una modalità idonea e ricca per imparare come liberarci dai condizionamenti e maturare, si spera, la capacità di un’autoformazione permanente; quest’ultima è costituita, infatti, da confronti critici (percorsi, letture, relazioni interpersonali) ma, più ancora, dal saper utilizzare le nostre esperienze vitali. Possiamo pensare all’autobiografia come la narrazione della nostra vita, che facciamo a noi stessi e per noi stessi, per l’evoluzione sempre più raffinata e matura dell’esercizio della libertà. Imparare ad utilizzare questo mezzo può essere un cammino solitario - e, per sua stessa natura, in parte lo è sempre - ma può anche essere alquanto facilitato da una guida e, magari, dalla presenza di un gruppo limitato di persone, con cui ripercorrere ed arricchire la riflessione del nostro percorso esistenziale. E’ ovvio che, in questo impegno, ad essere importante non è tanto il tempo quantificato dall’orologio o dal calendario, bensì il tempo personale, cioè quel tempo interiore che è poi il solo che veramente ci appartiene.
4.1. Partire dal passato
Lo sforzo di ricordare e scrivere la nostra storia passata può essere un esercizio molto efficace per conoscere il nostro modo di esercitare la libertà. Appunto nel ricordo degli eventi e degli stati d’animo che hanno costellato la nostra vita, possiamo cogliere infatti tre opportunità:
a) capire come abbiamo analizzato le situazioni per giungere alle scelte fatte. Può essere un primo passo importante, per acquisire consapevolezza sui condizionamenti - positivi o negativi - che hanno influenzato la nostra vita, nonché sui percorsi che la nostra competenza a vivere liberamente ha seguito fino ad oggi; questa comprensione retroattiva di noi stessi è il punto di appoggio per trattenere le esperienze costruttive e riconoscere lealmente quelle negative, fin nei processi reconditi che le hanno rese possibili;
b) accettare noi stessi, non solo in quello che valutiamo positivo, ma anche negativo. Soprattutto rispetto a quanto ci appare come il risultato di analisi e scelte conseguenti sbagliate, è fondamentale rinunciare ad evadere le nostre responsabilità per il solo motivo che ci rimandano un’immagine di noi stessi che non ci piace o, magari, perché ci spingono a dover riconoscere che il nostro Io si mostra in un ventaglio di espressioni, che include comportamenti incoerenti o falsificanti, rispetto al nucleo profondo ed autentico della nostra persona. Questo lavoro è importantissimo perché ci consente di eliminare scorie inutili, liberando così la nostra personalità più genuina. L’accettazione di noi stessi, incluso il nostro passato, è infatti la condizione indispensabile per poter relegare, appunto nel passato, ciò che reputiamo distruttivo per la nostra libertà, come pure, per prendere coscienza del nostro vero modo di essere che è, a sua volta, il punto d’avvio per poter cambiare e maturare.
c) su questa base di verità circa noi stessi possono innestarsi anche quei percorsi di trasformazione verso un’identità compiuta, che ci consentono scelte più meditate e radicate in noi stessi, verso gli ideali che abbiamo scelto come assoluti nella nostra vita.
4.2. Vivere il presente
Lo spazio più accessibile alla nostra competenza di vivere la libertà è, senza dubbio, il presente; anzi, è proprio il vivere liberamente il “qui ed ora” a conferire realtà, consistenza quasi corporea, a questo spazio per sua natura fuggevole, talora addirittura evanescente, quando viene vissuto come una sorta di sospensione vuota tra un radicamento nel passato e un’anticipazione nel futuro. Raccontarsi, scrivere e comunicare il presente: benché sia impossibile farlo contestualmente, è impegno che ricopre comunque uno spazio abbastanza breve, da consentirci di evitare un imbrigliamento nel passato che si protrae e, d’altra parte, è anche abbastanza lungo da permetterci di mettere a fuoco le situazioni, analizzare e scegliere. Con ciò mi riferisco, non soltanto alle scelte determinanti della vita, ma anche a quella miriade di scelte quotidiane che, per trascuratezza, diventano in realtà degli automatismi e ci negano, così, di vivere emozioni e sentimenti con pienezza responsabile; al contrario, è proprio un atteggiamento di consapevolezza nella sequenza di microdecisioni a sostenere una tonalità di base serena nei confronti del tempo, conferendogli spessore e rilevanza. Di sfuggita, vorrei sottolineare come questa pratica aiuti ad evitare nostalgie inutili, rimpianti dolorosi, sensi di colpa talora laceranti.
4.3. Aperti al futuro
Dove, tuttavia, la nostra libertà è più esposta al rischio di analisi errate, e quindi di scelte incongruenti con il nostro nucleo identitario autentico, è proprio il futuro. Si tratta di una dimensione difficile da vivere: di per sé, vivere il futuro significa essere aperti all’ignoto e, per certi aspetti, anche al mistero. Sul piano sociale, la difficoltà connessa al futuro ci è segnalata dagli innumerevoli tentativi di anticiparlo e predirlo: dagli oroscopi, alle altre informazioni con cui cerchiamo di garantirci la possibilità di “sapere prima”. Se poi si analizza il piano personale, vediamo che il futuro è fonte di ambiguità e di scelte ingannevoli se, anziché guardarlo come allenamento a saper analizzare qualunque situazione si presenterà per viverla adeguatamente, esso diviene invece un inconscio spostamento nel tempo di quei desideri che non riusciamo a realizzare nel presente. Cosa pensi di fare in futuro? è una domanda cui spesso rispondiamo con progetti vari: dall’acquisto di un’automobile o della casa, alla scelta dell’attività lavorativa. Tutte queste cose rientrano, certamente, nell’attitudine alla previsione che ci caratterizza e, di per sé, la progettualità è un dato positivo. Occorre, tuttavia, prestare molta attenzione perché questo atteggiamento anticipatorio non si trasformi in un vincolo che, di fronte alle evenienze della vita, ci rende incapaci di analizzare serenamente e criticamente le varie situazioni e, quindi, di operare scelte veramente libere. Del resto, la progettualità ci consente una pienezza di libertà e anche di pacificazione, solamente se si coniuga con la fermezza nel non lasciarci trascinare per un sentiero univoco, lasciandoci invece aperta la possibilità di prendere atto seriamente di quanto emerge, appunto... dal futuro.
5. Conclusioni
Abbiamo scorso rapidamente un argomento molto rilevante per la compiutezza della nostra identità: imparare ad allenare la competenza, specificamente umana nella sua integralità, a vivere la dimensione della libertà sensatamente. Essa è come una sottile trama, su cui si intesse la nostra storia e quindi la nostra vita, forse più di quanto siamo soliti soffermarci a riflettere, o di quanto ne siamo coscienti. Eppure i percorsi di autobiografia, nelle loro svariate metodologie, conducono ad un obiettivo ineludibile: quello di divenire pienamente noi stessi, scoprendo la sorprendente ed affidabile autorevolezza di una libertà cosciente e responsabile.
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